Girolamo Grisolia (16.08.1902 - 18.01.1947)  

Girolamo Grisolia [Amendolara (Cosenza), 16 agosto 1902 - Roma 18 gennaio 1947]

Nato in una antica famiglia di Amendolara, figlio di Giacinto e di Amalia Sole, Girolamo Grisolia, dopo la scomparsa prematura di entrambi i genitori, si trasferisce ancora giovanissimo a Roma dove farà da guida morale dei suoi fratelli minori. Pur nelle ristrettezze economiche si iscrive all'Università e consegue una prima laurea in giurisprudenza e una seconda in filosofia. Nella capitale si dedica con successo all'attività forense, salvando la famiglia dal dissesto economico.    Il 27 aprile del 1935 si sposa con Maria Sofia Mariani, da cui avrà due figli, che proseguiranno l'attività forense del padre. Collaborerà con la "Rivista Penale".
Attratto dalle idee mazziniane aderisce al partito repubblicano e ne diviene uno dei dirigenti più attivi.  
Dopo la soppressione delle libertà politiche da parte del fascismo, si dedica interamente all'avvocatura rifiutandosi di prendere la tessera del partito fascista. Quando, in occasione di una sua visita ad Amendolara, il locale segretario del Pnf gli chiede come mai non sia iscritto al partito, Grisolia risponde «perché non sono fascista ». «Potè e seppe trovare nella sua cultura e nella sua coscienza - ricorderà di lui Gaetano Borruso, autorevole esponente del partito repubblicano e suo conterraneo - la forza di resistere alle lusinghe, alle minacce del fascismo trionfante e di superarle ». Anche il deputato leccese della Democrazia cristiana, Antonio Gabrieli, nel commemorarlo nell'aula della Costituente, dopo la sua scomparsa, dirà : «Il suo spirito negli anni tristi della dittatura trovò nella toga il rifugio necessario per ripararsi dagli assilli soffocanti della tirannide ».
Membro della Massoneria, con la caduta del fascismo riprende la sua attività politica, al fianco di Giovanni Conti, nel ricostituito partito repubblicano e ne diviene uno dei più attivi organizzatori, entrando a far parte dell'esecutivo provvisorio e partecipando alla lotta clandestina contro i nazisti. Dopo la liberazione di Roma si spende quotidianamente nei teatri e nelle piazze per diffondere il verbo mazziniano, fare proseliti, riaffermare i superiori valori della democrazia repubblicana.
Nel 1945 pubblica un apprezzato volume su l'Attualità della dottrina economica e sociale di Giuseppe Mazzini, mettendo in risalto il contenuto di socialità del mazzinianesimo.  
Sono i mesi di massima mobilitazione e di entusiasmo nella prospettiva di realizzare finalmente il sogno di Mazzini: fare dell'Italia una Repubblica democratica. Grisolia mette le sue competenze giuridiche a disposizione del partito ed elabora la prima stesura del suo nuovo statuto. Intransigente sostenitore della Repubblica si schiera al fianco di Giovanni Conti contro la decisione del governo Bonomi di procedere all'insediamento della Consulta, nel timore che questa iniziativa favorisse la Monarchia e allontanasse la prospettiva di una Assemblea costituente. Nella sua qualità di componente dell'esecutivo apre i lavori del primo congresso nazionale del Pri, che si svolge a Roma, dal 9 all'11 di febbraio del 1946. Al suo termine sarà confermato nella commissione esecutiva e nominato vicesegretario nazionale.
Candidato alle elezioni per la Costituente nel 1946 nei collegi del Lazio e della Calabria, si impegna con tutte le sue energie nella campagna elettorale in entrambe le regioni. Otterrà un buon risultato in Calabria, ma risulterà eletto a Roma con quasi 9 mila voti di preferenza. Nel gruppo parlamentare repubblicano sarà chiamato a svolgere il ruolo di vicepresidente.  
Nella sua veste di parlamentare si attiva a favore delle popolazioni calabresi e del suo comune di origine. Si interessa per la nascita dell'acquedotto consorziato tra sette comuni dell'alto jonio cosentino e per la costruzione dell'istituto scolastico di Amendolara.    Grazie al suo intervento il Ministero dell'interno stanzia i fondi necessari per l'ampliamento del cimitero di Amendolara.
Nel commemorarlo in aula dopo la sua scomparsa il liberale Roberto Lucifero dirà : «Onorando se stesso e combattendo per le sue idee ben diverse dalle mie, onorava la mia terra ed onorava me che, come lui, a quella terra appartengo. Onorava tutta la nostra Calabria ».  
La sua attività parlamentare sarebbe stata, però bruscamente interrotta, dopo soli sette mesi a seguito dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute che lo porterà , dopo una lunga e sofferta malattia, a una scomparsa prematura, a soli 44 anni, destando un profondo cordoglio nel suo paese natale e nei repubblicani che parteciperanno numerosi e con tutte le bandiere delle sezioni romane alle sue esequie nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. Muore alle 5,45 del 18 gennaio, nello stesso giorno in cui a Bologna si svolgono i lavori del XIX congresso nazionale del partito repubblicano.
Lo ricorderà con commozione nel congresso nazionale del Pri, Giuseppe Chiostergi, storico dirigente e combattente repubblicano. Sarà ricordato nell'aula dell'Assemblea costituente il 6 febbraio 1947 da Gaetano Sardiello, per il Pri, Gabrieli per la Dc ( «Sotto le bandiere di un glorioso partito la sua fede riarse ed egli ne comunicò la fiamma a vaste masse di popolo »), Angelo Carboni per il Psli ( «Aveva la tempra del combattente tenace e coraggioso dell'idea repubblicana e democratica »), Eugenio Dugoni per il Psi ( «L'amore per la Repubblica e l'amore per il progresso e la soluzione del problema sociale »), Costantino Preziosi per la Democrazia    del lavoro ( «Affrontava il rischio con quel suo sorriso sempre uguale e allorché si trovava a combattere la sua bella battaglia per la democrazia e per la Repubblica era contento »), Fabrizio Maffi per il Pci, Ferdinando    Schiavetti per il Pd'A e Roberto Lucifero per il Pli.
I repubblicani romani lo vorranno ricordare intitolando al suo nome l'Unione Romana, la federazione delle sezioni di Roma del partito.
In sua memoria nel 1949 gli emigrati di Amendolara in Argentina vollero commissionare a Buenos Aires allo scultore Antonio Sassone, anch'egli di origine amendolarese, un busto di bronzo, che fu collocato all'ingresso dell'edificio della scuola elementare. Amendolara lo ricorda con una via a suo nome. 

(Giancarlo Tartaglia) @ ICSAIC 2021 - 1